Essere genitori di un adolescente oggi: le sfide e le istruzioni “per l’uso”!

“Tu non capisci niente”

“Voi non mi ascoltate! Non mi capite!”

“Non mi importa”

“Non rompere”

fino al tanto temuto e doloroso

“Ti odio!”

Se leggendo vi siete riconosciuti nelle frasi che vostro figlio o vostra figlia vi dice, la prima cosa che mi viene da dirvi è: non siete i soli!

Spesso mi capita di ascoltare storie di genitori di adolescenti che raccontano episodi in cui genitori-e-figlisi sono sentiti colpiti profondamente da queste frasi, dette dal figlio con molta rabbia e ira. Il genitore a volte si sente arrabbiato, altre volte dispiaciuto, altre ancora mortificato da questi attacchi e si chiede “Dove ho sbagliato? Cosa ho fatto? Perchè mi odia così dopo tutto quello che ho fatto per lui/lei?

Il passaggio dall’infanzia all’adolescenza è un momento delicato e ne ho parlato molte volte prendendo in considerazione il punto di vista del ragazzo ma se ne parla troppo poco partendo dal punto di vista del genitore. Il mio intento qui è parlare proprio di questo, dei cambiamenti che avvengono a livello emotivo ed affettivo nel genitore dell’adolescente e delle difficoltà che incontra.

La mamma e il papà vedono crescere il proprio figlio, lo vedono diventare pian piano sempre più autonomo e spesso sempre più chiuso, un esempio classico di questo è il genitore che a pranzo chiede “com’è andata oggi a scuola?” e la risposta è “il solito” e niente più. Dagli 11 anni in poi circa il corpo del ragazzino e della ragazzina subisce dei cambiamenti importanti a livello ormonale e non solo! Anche il cervello subisce delle modificazioni spiegate molto bene da Siegel nel libro “la mente adolescente” (consigliato).

La rabbia e la frustrazione sono conseguenze spesso inevitabili all’interno di questi cambiamenti poichè le richieste dall’ambiente sono molte, la scuola richiede costante impegno, il confronto con i pari è a volte spietato e l’adolescente non sa come affrontare tutto questo. Nel momento in cui il genitore incalza con le raccomandazioni o con il controllo anche se con l’iniziale intento di proteggerlo e aiutarlo (“hai studiato abbastanza? Sei sicuro?”, “sei sempre il solito disordinato, metti in ordine!” “sei uno sfaticato, stai sempre sul cellulare!”) può accadere che si esageri un pò e che il figlio esploda con frasi come quelle citate all’inizio.

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E’ importante cogliere che il ragazzo non ha l’intento di ferire il genitore a cui è comunque molto legato e a cui vuole bene, ma in quell’istante fatica a controllarsi e a gestire questi eccessi di rabbia.

Sarà importante dunque non dare una coloritura affettiva all’attacco, in altre parole, quando vostro figlio vi dice che vi odia in realtà non è davvero così! Semplicemente in quel momento la rabbia fuoriesce con tali spiacevoli parole.

Ciò non significa che va fatto passare tutto e che tutte le parole e, ahimè anche le parolacce e le offese, vanno giustificate perchè “è un adolescente”. La cosa importante è, dialofoin un secondo momento, avere un dialogo aperto con vostro figlio in cui gli/le spiegate che impatto hanno avuto le sue parole su di voi e che volete davvero ascoltarlo/la e capire come mai è arrabbiato con voi.

Una conversazione di questo genere può iniziare con  “Capisco che tu ti senta arrabbiato e dopo ne parliamo perchè io sono qui per te, per ascoltarti. Ma vorrei farti sapere che mi sono sentito ferito dalle parole che hai detto prima, posso aver sbagliato in qualcosa con te e sono qui per parlarne, però vorrei che non mi dicessi più (frase/parola).”

In questo modo si comunica al ragazzo che vi siete sentiti feriti e dispiaciuti (e dicendo questo non mancate di autorevolezza, anzi!), gli insegnate che le parole possono ferire e che vanno calibrate anche in un momento di rabbia e, infine ma non per importanza, gli fate sapere che voi siete lì per lui/lei, che nonostante il suo attacco non scappate e gli volete bene lo stesso. Quest’ultimo è un messaggio davvero potente.

Tutto ciò vi sembra difficile? Certo! Sicuramente lo è! La vita con un adolescente spinge i genitori a mettersi in discussione costantemente ma questo non è detto che sia un male!

A cura della dott.ssa Eleonora Rinaldi

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