Capita spesso in terapia di chiedere al paziente informazioni circa il suo passato, la sua relazione con i genitori e con gli adulti che sono stati significativi. A volte la reazione è di sorpresa e di protezione dell'educazione ricevuta come se vi fosse l'idea che raccontare alcune vicende del proprio passato possa gettare colpe sui genitori.
Ho deciso quindi di rispondere a questa domanda che non è affatto banale poichè potrebbe interessare chi ha già effettuato un percorso personale o chi ne ha desiderio.
Ciò che io conosco di me l’ho appreso durante l’infanzia
Alla nascita un bambino non ha conoscenze sul mondo, sugli altri o su di sé. Tutto ciò che affronta nei primissimi anni di vita (molti psicologi dicono nei primi 3 anni) diventa un importante bagaglio di conoscenze che gli sarà poi utile in età adulta.
Nell'immagine qui sotto puoi notare come si sviluppano le connessioni neurali nelle prime settimane di vita (foto presa da "Il cervello del bambino spiegato ai genitori" di Alvaro Bilbao).
Lo psicologo nelle prime sedute è interessato a conoscere il mondo interno della persona e per farlo ha necessità di capire da dove provengano certi modi di pensare, sentire e agire.

Facciamo un esempio
Prendiamo un esempio legato all’autostima:
Laura da grande si definisce “noiosa” e crede che nessuno ritenga importante ciò che ha da dire perciò nei gruppi se ne sta in disparte, è taciturna e non parla.
Cos’ha portato Laura a definirsi come persona noiosa? Quali esperienze ha fatto in passato che l’hanno portata a questo?
Laura racconta che da bambina i genitori erano spesso indaffarati e lei si ritrovava a giocare da sola. Quando voleva parlare durante i pasti, spesso veniva zittita perché “i grandi dovevano parlare di cose da grandi”.
Come noti qui non abbiamo genitori ipercritici ma genitori che, presi dal lavoro e dalle varie faccende, hanno dedicato poco tempo e spazio alla figlia.
Laura perciò è giunta alla sua personale conclusione che se i genitori non la ascoltavano doveva essere perché era noiosa. Perciò, generalizzando, ha iniziato a pensare che anche le altre persone non l’avrebbero trovata interessante.
Questo è un esempio inventato ma credo che molti si potrebbero comunque ritrovare. Il mio intento era utilizzare un esempio per farti comprendere il motivo per cui è importante fare delle domande circa il passato del paziente.
Quindi è tutta colpa di mia madre o mio padre se io oggi ho difficoltà psicologiche?
Questa è la conclusione a cui spesso arriva con amarezza e rabbia una persona che sta lavorando su di sé, ma è importante non avallare questa idea.
Non si tratta di colpe. Questo è ciò che è accaduto in passato e non possiamo tornare indietro. Una certa quota di rabbia può essere corretto provarla ma è bene riflettere su un punto
Appurato ciò che è accaduto nel tuo passato, oggi cosa vuoi per te?
E’ infatti tua responsabilità oggi fare in modo di aiutarti ad andare oltre, di essere felice, di affrontare ciò che ti sta facendo soffrire.
Come sarebbe “è mia responsabilità”?
Eh sì, caro lettore. Anche se nel tuo passato ci sono soprusi, ingiustizie, eventi spiacevoli e dolorosi, fanno parte del passato. A quell’epoca non avevi potere su ciò che ti accadeva perché eri un bambino o al massimo un ragazzo. Oggi invece hai strumenti diversi, risorse diverse, un’età diversa. Oggi puoi, se decidi di volerlo, affrontare ciò che ti fa soffrire. Spesso da soli può essere difficile o eccessivamente lungo come percorso, ed è a questo che serve la terapia.
Il terapeuta non possiede la bacchetta magica (magari!) ma attraverso il colloquio e la relazione terapeutica è possibile lavorare sui blocchi, sui conflitti, sulle emozioni.
Ricapitolando:
Fare delle domande sul passato e sulla famiglia d’origine del paziente è utile per scoprire come mai la persona ha questa idea di sé, come mai ha un determinato modo di relazionarsi agli altri (chiamato stile di attaccamento) e come si è costruito un certo pensiero sul mondo.
Non viene fatta una caccia alle streghe, né si cercano i colpevoli.
E’ semplicemente un modo per conoscere meglio la persona e aiutarla a mettere insieme i pezzi del puzzle della sua vita fino a questo momento.