Esistono molti miti e false credenze che riguardano questa professione e che non permettono alle persone di comprendere quanto sia importante, costruttivo e salutare intraprendere un lavoro personale.
Molte persone provano ansia, insicurezza, cattivo umore, difficoltà con familiari, colleghi o amici che creano stress e tensione. Tutte queste situazioni vengono spesso percepite come facilmente superabili senza l’intervento né tanto meno l’aiuto di nessuno. Richiedere un colloquio ad uno psicologo può essere, infatti, vissuto come frustrante e fallimentare, in quanto la persona sente di non essere riuscita a risolvere i problemi da sola. Inoltre, vi è ancora un pensiero diffuso per cui chi si avvale di un sostegno psicologico o di una psicoterapia è necessariamente una persona problematica o con disturbi specifici (depressione, attacchi di panico, fobie ecc.). Dunque esiste ed è ancora viva l’idea che associa la figura dello psicologo alla malattia o al disturbo mentale.
Vediamo quindi, quali sono i miti che circondano la figura dello psicologo:
primo mito: Per fare un lavoro psicologico è necessario avere un disturbo. Niente di più falso! Lo psicologo non lavora solo nel campo del malessere e del disturbo ma anche nella promozione del benessere e nel favorire una più completa conoscenza di sé stessi. Conoscere meglio sé stessi implica rispondere a domande del tipo “Come mai mi comporto così? Perché non riesco a raggiungere ciò che desidero e a soddisfare i miei bisogni? Come posso fare per reagire in maniera più costruttiva al lavoro?”. L’unico aspetto importante che è necessario possedere per intraprendere un lavoro personale è essere motivati e desiderare di vivere in maniera più serena.
secondo mito: Andare dallo psicologo richiede tempi molto lunghi. La risposta è “dipende”! Solitamente le sedute sono di 50-60 minuti e, in base alla tematica da affrontare, psicologo e cliente decidono assieme come proseguire in base agli obiettivi e alla disponibilità del cliente. Niente viene imposto ma tutto è concordato.
terzo mito: Andare dallo psicologo è molto costoso. Vi sono dei trattamenti o dei percorsi di gruppo che molte associazioni o enti propongono che sono di gran lunga più costosi. Il tariffario degli psicologi è pubblico ed è visibile sul sito dell’Ordine www.psicologi.fvg.it
quarto mito: Sono già stato da uno psicologo e non mi sono sentito capito, perché riprovarci? Può capitare che tra cliente e psicologo non si instauri un legame di fiducia dovuto a svariati motivi. Questo non deve però far pensare che possa capitare anche con altri professionisti proprio perché, oltre al fatto che sono persone diverse, possono avere formazioni e specializzazioni diverse. Facciamo un esempio: se proviamo dolore ad un dente e non ci troviamo bene con un dentista, non ci teniamo il mal di denti ma cerchiamo finché troviamo il professionista di cui ci fidiamo!
quinto mito: Come può, il semplice parlare con uno sconosciuto, aiutarmi a risolvere le mie difficoltà? Le competenze e le strategie che lo psicologo utilizza non sono paragonabili al semplice chiacchierare, ma si tratta di colloqui strutturati e focalizzati, di tecniche di “ascolto attivo” attraverso i quali entrare in sintonia con il cliente per cercare di comprenderlo al meglio e di promuovere la sua crescita personale. Inoltre può avvalersi di test psicologici validati attraverso ricerche scientifiche nazionali o internazionali che permettono di verificare eventuali ipotesi o di approfondire alcune aree non chiare. Anche quest’ultimo punto prevede l’accordo del cliente.
sesto mito: e se poi mi prescrive dei farmaci? Lo psicologo non è un medico, pertanto non può prescrivere farmaci né consigliarli. Qualora vi fossero dei casi in cui ritiene opportuno arginare il sintomo (come ad esempio una forte ansia o insonnia), sarà sua premura inviare il cliente ad un medico, dopo averne discusso insieme.
Detto questo, quando posso rivolgermi ad uno psicologo?
Un colloquio con uno psicologo può essere utile in varie situazioni.
- Sono un genitore e in questo momento della mia vita trovo difficoltà a gestire mio figlio;
- Vorrei trovare un lavoro/facoltà universitaria che mi faccia sentire realizzato ma non riesco ad orientarmi;
- Mi sento sopraffatto dalle richieste degli altri e non riesco mai a dire di “no”;
- Sono in un periodo di crisi, di stallo, e non so come uscirne;
- Mi capita di avere delle reazioni che non mi aspetto e vorrei capire perché;
- A volte provo delle emozioni (rabbia, tristezza, paura) che non riesco a comprendere;
- Ho delle situazioni sospese con delle persone del passato o del presente e non riesco a chiuderle;
- Ho un problema e vorrei parlarne con un professionista.
Infine spesso accade che la soluzione al proprio problema possa essere data semplicemente dalla presa di coscienza di un diverso punto di vista oppure dall’aggiunta di un tassello al puzzle della propria storia.
A cura della dott.ssa Eleonora Rinaldi