Ultimamente i pareri degli esperti sembrano contrastanti: c’è chi dice che per educare bene i figli bisogna essere rigidi e adottare atteggiamenti inflessibili (ad esempio, non permettere mai ai bambini di dormire nel lettone, dare punizioni forti, lasciarli piangere finchè non smettono da soli, senza coccolarli). Dall’altra parte alcuni affermano che le coccole fanno bene, che dormire insieme li rende sicuri e intelligenti. Che fare quindi?
Questa domanda è stata posta da una mamma ad uno psicologo – psicoterapeuta su una rivista e ho voluto riportare qui anche la risposta perché mi è sembrata una questione che sta a cuore a molti genitori. Spesso vi sono le mode anche nella pedagogia e nel modo di crescere i bambini, ma cercherò qui di riportare una modalità di comportamento che sia il più corretta possibile, avulsa da qualsiasi “trend” del momento.
All’inizio della vita di un neonato, i genitori trasmettono il loro messaggio d’amore entrando emotivamente in comunicazione con lui e rispondendo, con affetto, ai suoi bisogni e alle sue richieste fisiche. Sono queste le prime “coccole”. Via via che i figli crescono, i genitori imparano a esprimere amore non solo fisicamente, ma con le parole collegate alle azioni: questo è un modo evoluto di manifestare le coccole.
Impariamo che amare i figli vuol dire anche aiutarli a scoprire, spesso con sofferenza, i limiti alle loro passioni: onnipotenza, aggressività, possessività, prepotenza, invidia, gelosia … E questo è il significato dell’educare.
Così, esprimiamo il nostro amore che, evidentemente, non vuol dire essere accondiscendenti e permettere tutto, ma appunto contenere gli eccessi. Porre con fermezza limiti significa volere il loro bene e pensare al loro futuro.
Riflettendo su queste considerazioni ci possiamo allora chiedere quale può essere, nella relazione con il bambino, il significato del lasciarlo piangere fino a stremarsi. Forse è possibile aiutarlo di più cercando di capire le motivazioni del suo pianto. Questo atteggiamento potrà consentire di trovare una risposta più adeguata alla particolare situazione. Il risultato sarà un agire che permetterà al bambino di sentirsi capito e quindi amato.
E quale può essere il significato di una necessaria punizione che non nasce da un dialogo affettivo forte con nostro figlio? Solo un forte dialogo affettivo potrà permettere al piccolo di accettarla e capirne il significato.
La vita con i figli è un continuo confronto relazionale e generazionale in quanto, a nostra volta, figli. A volte questo confronto può sembrare una fatica insormontabile e tutta la famiglia entra in crisi; i genitori perdono fiducia nelle loro capacità e si sentono soli. Allora è il momento di rivolgersi a esperti competenti che possono aiutare a mettere a fuoco le problematiche alla base della crisi e a ritrovare le risorse che ogni coppia genitoriale possiede.
Da S.O.S. Tata magazine luglio 2013 – anno II – num 7(8)