Come si sviluppa la personalità? Quanto realmente la nostra infanzia e adolescenza influenza ciò che siamo oggi? Cercherò di dare qualche semplice risposta a queste complesse domande utilizzando la teoria dell’Analisi Transazionale.
Ogni personalità è costituita, secondo l’A.T., da 3 componenti di base:
- una parte che ragiona, pensa in modo logico, coerente, induttivo-deduttivo e che reagisce basandosi sui dati della realtà, definita ADULTO;
- una parte derivata da ciò che abbiamo appreso dai nostri genitori e dalle figure importanti della nostra vita durante l’infanzia e che viene definita GENITORE. Nel Genitore noi troviamo la capacità di proteggere e proteggerci, l’insieme delle regole, dell’educazione, di ciò che è giusto e sbagliato, di come “si dovrebbe essere” per essere accettati;
- e infine, una parte che è il precipitato di chi eravamo da bambini, data dalla spontaneità, libertà, gioia ma anche adattamento alle regole, paure ed emozioni forti. Questa parte viene definita BAMBINO.
Tutte e tre queste parti sono importanti e costituiscono la personalità di ognuno di noi. Ogni persona, in età adulta, per poter vivere bene necessita, infatti, di una buona integrazione tra gli aspetti emotivi, gli aspetti razionali e gli aspetti regolamentativi e protettivi.
Durante l’infanzia, però, il bambino e la bambina non hanno le capacità e le competenze che ha una persona adulta per comprendere la realtà che li circonda. Essi possiedono un pensiero semplice, intriso di fantasia e “magia” con un pizzico di egocentrismo (“e’ mio”, “è colpa mia”, “lo voglio io!”). I bambini spesso ritengono che ciò che accade intorno a loro sia merito/causa loro e che con il semplice pensiero possano far accadere le cose. E’ un periodo stupendo, in cui la fantasia e il pensiero creativo davvero predominano! C’è però un rischio: qualora accadano fatti ripetuti o eventi traumatici (separazione, violenza assistita/subita, lutti o eventi che non sono traumatici di per sé ma che il bambino vive come tali) senza che venga data un’adeguata spiegazione, il bambino trae le sue conclusioni. Elabora, cioè, in autonomia una propria spiegazione che sia per lui soddisfacente e tranquillizzante. Opera una scelta saggia per non sentirsi più spaventato e terrorizzato. Tali spiegazioni non sono ovviamente razionali e consapevoli, non sono prese dalla parte Adulta che prima ho descritto, ma dal Bambino. E, molto spesso, sono spiegazioni che proteggono i genitori, i nonni, gli insegnanti o gli adulti importanti di riferimento a scapito proprio.
Es. Non è papà che è cattivo, sono io che non faccio mai nulla di buono e lo faccio arrabbiare. Ecco perché è costretto a picchiarmi.
Non è la maestra che non è disponibile ad ascoltarmi, sono io che non so parlare bene ed è per questo che mi da sempre un brutto voto.
Queste spiegazioni rientreranno poi a far parte della nostra personalità anche in età adulta e possono, a volte, causare bassa autostima, disagio e sofferenza.
BUONE NOTIZIE! All’interno della psicoterapia o di un percorso psicologico è possibile comprendere quali sono questi pensieri e “spiegazioni”, farli emergere assieme alle emozioni, in un clima di assenza di giudizio sia per quanto riguarda la persona sia per le figure genitoriali/educatori, in modo da modificarli in pensieri più funzionali e portatori di benessere.
Mi piace concludere con una frase che ho trovato su Facebook e che trovo molto bella: “Chi varca la soglia di uno studio di psicoterapia non è matto, ha deciso di fare qualcosa per sé!” ed è proprio questo lo scopo del nostro lavoro: aiutare le persone a vivere pienamente la propria vita presente rielaborando ed accettando il proprio passato.
In questo articolo ho trattato la formazione della personalità secondo l’ottica Analitico Transazionale, soffermandomi sull’importanza dell’età evolutiva (infanzia e adolescenza), cercando di comprendere, seppur in modo semplice, in che modo la salute o la sofferenza che un adulto vive sia connessa con il proprio mondo infantile.
dott.ssa Eleonora Rinaldi – Psicologa
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