Mio figlio è normale? Uno sguardo agli adolescenti oggi

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Qualche tempo fa ho approfittato del Prime Reading di Amazon per leggere un libro che avevo in lista da un po’, ovvero “Mio figlio è normale?” di Stefania Andreoli, psicoterapeuta.

La Andreoli (forse l’avrete vista in tv come ospite o ascoltata da Cattelan su Radio DeeJay) è specializzata in sostegno e terapia per adolescenti e giovani, perciò di esperienza in questo campo ne ha parecchia e mi ha incuriosita.

Ho trovato questo libro davvero illuminante su molti punti e ne consiglio la lettura sia a colleghi che si occupano di questa fascia d’età sia ai genitori.

Cercherò qui di riassumere i punti che personalmente ho trovato importanti:

Chi sono gli adolescenti e cos’è l’adolescenza?

Adolescens è il participio presente di adolescere, un verbo costituito da alere (nutrire), rafforzato da ad. Quindi, stando alla traduzione letterale, l’adolescente è colui che si sta ancora nutrendo, mentre l’adulto (participio passato del medesimo verbo) è colui che si è già nutrito.

Trovo queste definizioni davvero poetiche ma profonde.

Stefania Andreoli ne dipinge un’immagine stupenda

“che delizia il riferimento al banchetto della vita e dell’esperienza, cui i ragazzi devono ancora attingere e legittimamente si servono! … Sono tutti coloro che devono ancora riempirsi la pancia, assaggiare di tutto un po’, scegliere, magari abbuffarsi o, all’esatto contrario, rinunciare restando un po’ indietro. Quanto trovo precisa l’idea che debbano avere la precedenza, poiché quel che c’è è li per loro: ne facciano ciò che credono.”

Abbiamo ora le idee più chiare su chi è l’adolescente?

Quali sono i compiti evolutivi dell’adolescenza?

Come ogni tappa evolutiva, la pubertà prima e l’adolescenza poi, richiedono dei passaggi, oserei dire, obbligati per potersi sviluppare in modo armonico dal punto di vista psico-fisico.

Uno dei compiti principali è (rullo di tamburi) voltare le spalle al sistema valoriale della famiglia. Di più: smettere di essere il bambino dei propri genitori, cominciando a fare, pensare e dire tutto ciò che non è stato insegnato. La controindicazione per mamma e papà è che spesso sferrano colpi là dove fa più male.

Ma non possono rimanere soli, perciò vanno alla ricerca di un’altra famiglia possibile e la trovano nel gruppo dei pari.

Attenzione però: se chi legge è un genitore, non deve pensare che questo passaggio sia voluto per “cattiveria” o che non produca una certa sofferenza al figlio. Staccarsi da mamma e papà, che gli hanno sempre voluto bene è, come si diceva più su, un passaggio obbligato. E da genitori va permesso.

Questo significa che è necessario fare attenzione a 17enni, ad esempio, se non più grandi, che non hanno nemmeno un amico, che preferiscono stare a casa con mamma e papà e che non si ribellano mai. Potrebbero essere visti come bravi ragazzi, che probabilmente vanno anche molto bene a scuola perciò, perché preoccuparsi? Perché non stanno vivendo davvero la loro età, sono congelati in un tempo che non è il loro.

Altro compito dell’adolescenza è

La trasgressione

Su questo punto l’autrice ci dedica un intero capitolo, mettendo in chiaro che trasgredire significa sfidare il sistema normativo e valoriale proposto fino a quel momento dall’ordine degli adulti.

“Se tuo figlio trasgredisce vuol dire che, fino a quel momento, sei stato una madre o un padre capace di trasmettere le regole della tua famiglia – che ci auguriamo essere il più possibile in linea con le regole del mondo”.

Purtroppo molti adolescenti oggi non trasgrediscono più, più precisamente per il fatto che spesso non hanno chiaro quale sia il sistema di norme che dovrebbero mettere a ferro e fuoco.

Un appunto va fatto anche qui: al genitore non deve piacere la trasgressione del figlio. Il suo compito è mantenere la regola. L’Andreoli offre infatti tutta una serie di esempi, tratti anche dalla sua pratica clinica, in cui i genitori si mettono alla pari con i figli, permettono loro di trasgredire in loro presenza per evitare il conflitto o perché, magari, li fa sentire genitori moderni.

È normale che la musica, il modo di vestire, di portare i capelli, di parlare dell’adolescente non piaccia al genitore. Dopotutto, quando mai è successo?

Un’ ultima precisazione è necessaria per distinguere la trasgressione dalla violenza. Insultare un prof, bruciare un cassonetto, fare uso di droghe pesanti, avere agiti di bullismo contro i più piccoli o i più deboli non sono atti di trasgressione: qui siamo di fronte ad azioni violente e a volte pure criminali. Queste azioni sono dei tentativi patologici per restare bloccati in una condizione di stallo evolutivo, per non sentirsi e non sentire la vita che scorre in modo sano.

Questi sono solo alcuni dei punti che mi hanno colpito leggendo “Mio figlio è normale”? di Stefania Andreoli e, se interessati all’argomento, vi invito davvero a leggerlo.

Personalmente

Personalmente, lavorando anche io con adolescenti e giovani, mi sono trovata in accordo con la sua visione. Quando sul divano del mio studio ho dei ragazzi, la maggior parte delle volte vedo e ascolto adulti cresciuti troppo presto, che non hanno potuto trasgredire, già eccessivamente seri e caricati di pesi che non dovrebbero avere. Hanno una mente brillante, sono curiosi, si informano rispetto ai temi che li appassiona. Peccato che gli adulti reputino tutto ciò superfluo e superficiale o non degno di importanza.

Il mio consiglio? Ascoltate davvero i vostri adolescenti, non con le vostre lenti ma con le loro. Sospendete il giudizio e cercate di mettervi nei loro panni. Incuriositevi delle loro passioni anche se a voi non piacciono. E non prendetevela troppo se alla fine dicono “Ma cosa vuoi capirne tu, che sei vecchia/o!”

Lo devono fare!

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