I doni dell’imperfezione (Brené Brown)

imperfezione

Il titolo di questo libro mi ha incuriosito fin dall’inizio e, da buona ex perfezionista, ho voluto approfondire quali risorse si nascondessero dietro all’imperfezione.

Brené Brown è una docente di sociologia all’Università di Houston e ha dedicato la propria carriera alla ricerca nel campo della vergogna, della paura e della vulnerabilità. Oltre a questo meraviglioso testo, trovi anche “Credevo fosse colpa mia (ma non era vero)” sul tema appunto della vergogna e “La forza della fragilità: il coraggio di sbagliare e rinascere più forti di prima”.

Questi libri sono dedicati alle persone che si sentono fragili, mai abbastanza (brave, belle, in gamba ecc.),  perfezioniste, in dovere di compiacere gli altri per sentire di andare bene ed offrono spunti reali e concreti per iniziare un proprio processo di cambiamento.

Ma vediamo più da vicino “I doni dell’imperfezione”

Brené Brown raccoglie interviste e testimonianze da migliaia di storie raccontate in prima persona da partecipanti alla sua ricerca e nota l’esistenza di modi di agire, sentire e pensare simili nelle persone che si accettano, che amano se stesse e gli altri in modo incondizionato (senza se e senza ma): definisce questo tipo di esistenza “vita incondizionata”.

Cercherò nei prossimi punti di sintetizzare le 10 linee guida da lei individuate nella sua ricerca.

1. Coltivare l’autenticità

L’autenticità è la scelta di emergere ed essere reali. La scelta di essere onesti. La scelta di lasciare che il nostro vero sé sia visibile. Questo presuppone di lasciar andare il controllo di sé e di essere spontanei.

Cosa è importante fare su questo punto:

- Non far sentire le persone a disagio ma essere onesti;

- Non irritare nessuno né ferire i sentimenti altrui ma dire ciò che si pensa;

- Dare l’impressione di essere informati ma non pedanti;

- Non dire niente di impopolare o controverso ma avere il coraggio di dissentire dalla massa.

La Brown sottolinea questo punto

“Se l’obiettivo è l’autenticità e non piaccio, va bene. Se l’obiettivo è piacere e non piaccio, sono nei guai.

Agisco rendendo l’autenticità la mia priorità”.

2. Coltivare l’autocompassione

L’autocompassione altro non è che la gentilezza verso te stesso. Impara, di fronte ad un tuo errore, a non darti addosso e criticarti, ma a dirti “ok, stavolta ho sbagliato ma la prossima volta andrà meglio”.

Più cerchi di essere e mostrarti perfetto più proverai vergogna di fronte ad un tuo errore e, mi spiace dirtelo, prima o poi capita! Lascia andare questo perfezionismo perché è solamente uno scudo di venti tonnellate che ti trascini dietro pensando che ti proteggerà quando in realtà è proprio ciò che ti impedisce di spiccare il volo.

3. Coltiva uno spirito resistente

L’autrice ha notato delle caratteristiche protettive comuni nelle persone resilienti (ovvero quelle persone che nonostante traumi ed episodi dolorosi sono stati capaci di risollevarsi):

- Sono piene di risorse e capaci di risolvere problemi;

- Hanno la tendenza a chiedere aiuto;

- Sono convinte i poter fare qualcosa per gestire i propri sentimenti e affrontare le situazioni;

- Hanno sostegno sociale a disposizione;

  • Sono connessi con gli altri, ad esempio parenti ed amici.

Inoltre, un aspetto cruciale emerso: ciò che rendeva maggiormente reattive queste persone era la loro spiritualità. Con questo termine non pensare ad un aspetto puramente cattolico o teologico bensì ad una convinzione radicata che siamo tutti connessi l’uno all’altro (nessuno è migliore o peggiore) grazie ad una forza più grande di noi. Puoi chiamare questa forza con tutti i nomi che più ti piacciono, non necessariamente religiosi. È proprio il fatto di credere in qualcosa ed avere speranza.

4. Coltivare la gratitudine e la gioia

Tu pensi che chi ha tutto ed è felice automaticamente è una persona grata alla vita per ciò che ha? Niente di più errato! Dalle ricerche emerge invece il contrario: sono le persone che praticano attivamente la gratitudine ad essere le più gioiose!  Cosa significa “praticare la gratitudine”? Di nuovo, non è un aspetto religioso, anzi, molte ricerche in psicologia hanno confermato quanto scritto dalla Brown. Questa pratica prevede che la mattina o la sera (ogni giorno, anche nelle giornate peggiori per te!) tu pensi o scrivi almeno 3 cose di cui sei grato. Anche cose molto semplici e piccole. E sarebbe bene che ogni giorno fossero diverse.

Prova questo esercizio per una settimana e fammi sapere come è andata! Io l’ ho provato e devo dire che è davvero potente.

5. Coltivare l’intuito ed avere fiducia nella fede

Siamo una generazione di insicuri: per una decisione abbiamo bisogno di ricerche su internet, consigli e rassicurazioni da parte di più persone “Che ne pensi? Dovrei farlo? Pensi che sia una buona idea?”.  Quando facciamo domande agli altri spesso è perché non ci fidiamo di quello che già sappiamo.

Tutti abbiamo un intuito e in fondo in fondo sappiamo bene cosa è meglio per noi, ma fatichiamo ad agire! 

La Brown ti esorta, quindi, ad avere maggiore connessione con le tue sensazioni di pancia e a fidarti di ciò che senti. Pensi di non riuscire ad avere ancora un’idea? Allora significa che ti mancano delle informazioni: esci e procurati ciò di cui hai bisogno!

6. Coltivare la creatività

Come dici? Non sei un tipo creativo? Stai mentendo a te stesso! Hai mai visto un bambino di 4-5 anni a cui non piace colorare, disegnare, giocare col pongo o pasticciare con la pasta per la pizza? Ecco, anche tu sei stato quel bambino. Se oggi non ti senti creativo è perché non te ne dai l’opportunità, perché senti di non essere abbastanza bravo e quindi diventa automaticamente una perdita di tempo.

Non lo è! Dalla ricerca emerge che la creatività, in qualunque sua forma, aumenta il senso di piacere, la produttività, la coesione sociale, il buon umore. Inutile dire che riduce il perfezionismo.

Scegli qualsiasi cosa: cucina, teatro, disegno, pittura, cucito, bricolage…qualsiasi cosa e ritagliati dei momenti durante la settimana per la tua creatività!

7. Coltivare il gioco e il riposo

Abbiamo così tanti impegni e così poco tempo che l’ipotesi di passare il nostro tempo facendo qualcosa che non è sulla lista delle cose da fare ci provoca stress. Figuriamoci riposare, fare una passeggiata, rilassarci o, Dio non voglia, giocare!

Brown sostiene che il gioco non è un’opzione ma dovrebbe essere una necessità. Il contrario di gioco non è lavoro. Il contrario di gioco è depressione. Il gioco è tutto ciò che ti diverte, ti fa sorridere, ti fa sentire leggero! È un’attività senza uno scopo perché è fine a se stessa e questo per molti adulti di oggi è qualcosa di incomprensibile.

Siamo una generazione di adulti stressatissimi che cresce figli iperprogrammati. Fermati un attimo a riflettere: dove stai andando? C’è del divertimento e della leggerezza nella tua vita?

8. Coltivare la calma e la tranquillità

Le persone che ha intervistato non erano prive di ansia e preoccupazioni ma ne erano consapevoli ed avevano trovato dei modi buoni per loro per potersi sentire più calmi e tranquilli. Spesso in terapia uno degli obiettivi per le persone con ansia è proprio questo.

Attenzione però: tranquillità non significa concentrarsi sul nulla. Significa creare un vuoto, aprire uno spazio sgombro da emozioni per permettere a te stesso di pensare, sentire, sognare, interrogarti.

Trova il tuo posto sicuro, il tuo modo per gestire i momenti di ansia. La meditazione e gli esercizi di mindfulness possono essere davvero ottimi per questo scopo.

9. Coltivare le attività soddisfacenti

Il sottotitolo di questo capitolo è illuminante: lascia alle spalle l’insicurezza e i “dovresti”. Tutti i DEVO (o i DOVREI) che ti dai non fanno altro che metterti in gabbia, la gabbia del perfezionismo e dell’insicurezza.

Superare tutto questo significa credere di essere abbastanza e lasciar andare quello che dovremmo essere e come dovremmo definirci secondo il mondo. Riguarda a questo proposito il punto 1 sull’autenticità.

10. Coltivare il riso, la musica e il ballo

Alla pari del gioco e della creatività anche ridere, cantare e ballare sono attività necessarie al nostro umore e alla nostra connessione con gli altri.

Quante persone conosci che quando ridono mettono una mano davanti alla bocca o addirittura si trattengono oppure non cantano o non ballano perché non si sentono abbastanza brave? Di solito la frase è “no dai che mi vergogno” e ritorniamo a questa spiacevole emozione: la vergogna. Ricorda che quando la provi è perché stai chiedendo a te stesso di essere perfetto e temi che, mostrandoti per quello che sei davvero, verrai deriso.  Di nuovo, rileggiti il punto 1. L’obiettivo della tua vita dev essere l’autenticità perché sei unico al mondo ed è questo che fa di te un essere umano speciale. Tu hai doti, talenti e caratteristiche che nessun altro ha e questo è un dato di fatto! Termino con una frase di Mark Twain

Ballate come se nessuno vi guardasse. Cantate come se nessuno vi ascoltasse.

Amate come se non foste mai stati feriti e vivete come se questo fosse il paradiso in terra.

Questo è il riassunto del libro I DONI DELL’IMPERFEZIONE; personalmente l’ho trovato di grande ispirazione e ripeto, da ex perfezionista (anche se ogni tanto questo lato rispunta!) ho colto molti punti di riflessione per me per nulla scontati. Il tutto è poi contornato dalla ricerca scientifica dell’autrice per tanto non è un libro motivazionale bensì un condensato di linee guida scientificamente provate.

Lo consiglio davvero.

Lo hai letto? La recensione ti ha incuriosito? Fammi sapere cosa ne pensi nei commenti sottostanti e sarò felice di risponderti.

Alla prossima recensione di Psico Books!

Di seguito il video riassuntivo creato da Leonardo Di Venosa del gruppo Facebook "Libri per ma mente"

Lascia un commento